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Crìtica della ragion pura.

(Kritik der reinen Vernunft). Opera di Kant, elaborata a partire dal 1770 e conclusa nel 1781. Nel 1787, però, uscì la seconda edizione, profondamente modificata e preceduta dalla celeberrima introduzione in cui il filosofo paragonò il risultato del suo lavoro ad una rivoluzione copernicana. Scopo dell'opera è trovare le forme universali e necessarie della conoscenza, all'infuori delle quali nessun oggetto può essere pensato: stabilire tali forme significa anche stabilire i limiti e il modo di operare della ragione, presupposto alla costruzione di una eventuale metafisica che sia libera dal dogmatismo, dall'assumere per veri, cioè, concetti di cui non si è controllata la validità. Dal momento che l'esperienza può dirci solo che le cose si sono finora svolte in un certo modo (ma non che dovevano necessariamente svolgersi così o che sempre si svolgeranno così), solo la conoscenza a priori ha il carattere di necessità e universalità che si cerca. La conoscenza consiste in giudizi: essi possono essere analitici, cioè di valore semplicemente esplicativo ma non estensivo del contenuto della nostra conoscenza dal momento che il predicato svolge ciò che è implicito nel soggetto; o sintetici, cioè estensivi della conoscenza dal momento che il predicato connette al soggetto un concetto che non gli era implicito. I giudizi empirici sono tutti sintetici, ma a posteriori e mancano tutti di necessità. I giudizi a priori, se analitici, non estendono la conoscenza, e pertanto la possibilità di una scienza di valore necessario e universale dipende dall'esistenza di giudizi sintetici a priori: essi esistono per la scienza matematica o per la scienza fisica. La metafisica sarà una scienza solo nel momento in cui potrà basarsi su giudizi sintetici a priori. La ragione è così definibile per Kant come la facoltà delle conoscenze sintetiche a priori: in quanto conoscenze sensibili sono trattate nell'Estetica trascendentale, in quanto conoscenze intellettuali, sono trattate nella Logica trascendentale, intendendo con trascendentale una trattazione che riguarda non direttamente l'oggetto della conoscenza, ma la possibilità di conoscerlo a priori. ║ Estetica trascendentale: l'intuizione sensibile possiede due forme pure, cioè antecedenti l'esperienza del soggetto: il tempo e lo spazio. Esse sono la forma a priori della sensibilità, in quanto io non posso ordinare le sensazioni fuori di me se non nello spazio e quelle dentro di me se non nel tempo: io non traggo dunque la forma dello spazio e del tempo dalle sensazioni ma piuttosto li presuppongo ad esse. La conoscenza è dunque limitata agli oggetti in rapporto a noi (che Kant chiama fenomeni) mentre ci resta preclusa quella degli oggetti in sé, oggetti solo possibili per la nostra ragione e inconoscibili (noumeni). Lo spazio in quanto forma pura rende possibile la geometria come scienza, così come il tempo l'aritmetica, e la distinzione tra fenomeni e noumeni la fisica. ║ Logica trascendentale: questa sezione della C. è a sua volta divisa in analitica e dialettica. L'analitica è la teoria del retto pensare: l'intelletto ordina le intuizioni sensibili spazio-temporali in una sintesi concettuale superiore, dando forma alla conoscenza. L'intuizione sensibile è materia del concetto che, a sua volta, ne è la forma: insieme costituiscono gli elementi della conoscenza. L'analitica, dunque, studia l'intelletto nella sua funzione unificatrice del contenuto, cioè nella sua funzione di formulare giudizi. Kant enumera 12 categorie del giudizio, solamente attraverso le quali è possibile l'esperienza. Infatti l'esperienza non può realizzarsi senza un momento di unificazione nella coscienza (che il filosofo chiama Io penso), senza il riferire la molteplicità degli oggetti ad un unico io che li pensa. Se l'unificazione è necessaria ed è compiuta dal giudizio, attraverso una delle sue categorie, è evidente che nessun oggetto può esser pensato al di fuori delle categorie del giudizio. Alle forme pure del giudizio Kant applica dunque la molteplicità dell'intuizione sensibile che formano così la nuova esperienza, ossia il mondo come fenomeno. Nella Dialettica si afferma come la realtà degli oggetti in sé ci sfugga e resti inattingibile al nostro intelletto in quanto mondo noumenico. Sfuggono dunque alla conoscenza Dio, l'anima e in genere tutti gli oggetti che facevano parte della metafisica che si rivela impossibile come scienza a priori.